I nostri "meravigliosi" partiti

Oggi vorrei fare una veloce analisi politica basandomi sui nomi, i simboli e i principali esponenti dei partiti più numerosi e rappresentativi del paese. Visto la drammatica situazione politica che si è venuta a formare nelle ultime ore il tono sarà volutamente un po’ scanzonato e spero quantomeno di strappare un sorriso al lettore.



Partiamo dai cinque stelle il partito che ha ottenuto più seggi alle ultime elezioni. Le stelle del simbolo dovrebbero rappresentare i temi fondamentali delle loro politiche, visti i trasformismi degli ultimi due anni mi sembra più corretto pensare che rappresentino le diverse anime presenti e la conflittualità persistente in perfetto stile democristiano, proprio quello stile che nella tanto acclamata e autoproclamata “terza Repubblica” avrebbero dovuto combattere ed eliminare. Una cosa che mi ha colpito è il fatto che tra i grandi partiti è l’unico insieme alla Lega (guarda caso) che né nel nome né nel simbolo ha riferimenti all’Italia, ai colori della sua bandiera o ai suoi valori. Quanto ai personaggi beh che dire tra Toninelli, Di Maio e il caro vecchio Dibba si potrebbero scrivere interi tomi, io mi voglio limitare a un punto che hanno tutti in comune: nessuna idea su come si gestisca un paese e una formazione professionale precedente alla politica praticamente inesistente; d’altronde cosa ci si può aspettare da una forza politica alla cui testa c’è un comico di professione.

Passiamo adesso alla Lega. Alle ultime elezioni ha fatto un exploit sorprendente che nessuno si aspettava, gli è bastato cambiare il nome da Lega Nord a Lega-Salvini Premier e uno smaccato cambio di rotta passando da “viva i padani a morte i terroni” a “prima gli Italiani”, ma i metodi non sono cambiati, l’idea che la costituzione sia un’ottima sostituta per la carta igienica resta. Il simbolo rappresenta l’eroe della battaglia di Legnano in cui la Lega Lombarda vinse contro il Barbarossa, l’ottica del partito quindi è e resta quella lombarda allargata a fatica al centro nord checché ne dica quel bel faccione da Winnie the Pooh di Salvini. I sondaggi danno la Lega come primo partito d’Italia, visti i precedenti col Conte 1 e la meravigliosa gestione di Regione Lombardia tremo solo all’idea dei danni che potrebbero riuscire a fare Salvini premier e una solida maggioranza parlamentare. Caliamo un velo pietoso poi sui 49 milioni di euro rubati allo stato o ai fondi russi al partito. I suoi esponenti li vedo molto meglio nel settore vendite, specialmente Salvini coi suoi meravigliosi post riguardanti ogni singola cosa mangereccia gli passi tra le mani. Un perfetto showman insomma, a cui 1/3 degli elettori italiani vogliono far gestire il proprio futuro e quello dei propri figli e nipoti dandogli da gestire un piano da 209 miliardi di investimenti europei; secondo me le principali voci di spesa nella mente dell’uomo forte della politica italiana potrebbero essere un paio di tonnellate di pane e nutella da distribuire al popolo.

Arriviamo al Partito Democratico. Principale partito del centro-sinistra italiano, ha una meravigliosa particolarità: sai quanti voti ottengono ma non sai quanti seggi in parlamento riusciranno a mantenere viste le continue scissioni in partiti e partitini. Dovrebbe essere il centro di gravità e d’attrazione per l’intero centrosinistra e invece riesce puntualmente a disgregarsi. Va detto però che è uno dei pochi partiti che rispecchia nella sua organizzazione interna ciò che si propone nel nome e nel simbolo del partito: essere democratico. Il PD è infatti l’unico partito in cui periodicamente un gran numero di tesserati del partito ne eleggono il capo politico, che poi il capo politico all’interno della struttura di partito conti meno del due picche e sia democraticamente un’ameba è un altro discorso, ed è forse proprio per questo motivo che il partito non riesce a mantenersi unito. Secondo me però a questo partito un merito innegabile va dato è infatti l’unico che ha mantenuto una seria scuola politica con la sua componente giovanile dei Giovani Democratici, fondamentale però è che gli altarini, le pugnalate alle spalle, i muri contro muri non diventino fattore caratterizzante anche di quella che sarà la nuova generazione della politica italiana, serve un rinnovamento non solo nei volti e nelle idee ma anche e soprattutto nei metodi.

Il prossimo partito in analisi è Forza Italia. Il partito dell’ormai ottantaquattrenne Silvio Berlusconi. L’ultimo residuato di una destra moderata d’altri tempi, i bei tempi delle mignotte (alcune figlie di eminenti capi di stato stranieri), della compravendita di senatori per far cadere i governi avversari (comprovata), delle pessime battute sui capi di stato e di governo stranieri (con conseguenti figure di merda internazionali), dei mafiosi assunti come stallieri nelle proprie ville, insomma i bei tempi in cui quando Berlusconi sorrideva non sapevi mai quale altra parte del corpo si alzava (viste le tirate, plastiche e trapianti vari). Mai avrei pensato ma Silvione nazionale mi manchi un sacco! Le belle statuine tutte uguali che adesso prendono la parola al tuo posto e in tuo nome non sono all’altezza, non c’è gusto. Vorrei però fare un appello urgente alle forze politiche del centrodestra: Berlusconi Presidente della Repubblica NO vi prego. Non tanto per le motivazioni esposte prima, che pure hanno il loro peso ma più che altro perché a eleggerlo alla veneranda età di 85 anni mi muore dentro il Quirinale, lontano dai suoi affetti più cari (che mediamente hanno 60 anni meno di lui), dategli un po’ di pace vi prego!

Ora è il turno di Italia Viva. Partito nato dal distacco di Renzi dal PD, sua creazione, sua creatura. Italia Viva è quel meraviglioso partito che se venissero scolte ora le camere potrebbe ottenere il fantastico primato di partito meno durevole in parlamento nella storia recente della Repubblica, partito oltretutto che non ha mai ottenuto un voto. Mai quanto con questo partito il detto “un nome un programma” è stato meno appropriato: il nome prefigurerebbe vivacità, rinnovamento, una politica innovativa rispetto ai soliti partiti e invece è riuscito a sfasciare il governo di cui faceva parte, distruggere le trattative per un terzo possibile governo Conte, consegnando il paese a un limbo da cui forse solo Mattarella potrà farci uscire con un governo Draghi di unità nazionale che faccia finalmente porre fine ai ricatti e altarini che abbiamo visto finora in legislatura. Insomma Mr. Dentino datti una calmata che se si va al voto sparisci dalla politica definitivamente.

Ultimo partito di questa analisi è Fratelli D’Italia. Il partito più conservatore in Italia, in odore di fascismo. Sono bigotti e ignoranti al punto che non si sono neanche resi conto che hanno preso il nome dal nostro inno nazionale, un inno risorgimentale e rivoluzionario che ha accompagnato i grandi moti di unità nazionale che portarono all’unità d’Italia: dalle cinque giornate di Milano alla spedizione garibaldina dei mille e i cui autori, Mameli e Novaro, erano vicini agli ambienti Mazziniani e Giacobino. Altri partiti sono stati tacciati di comunismo per molto meno, adesso chi glielo dice a Giorgè?!

La sintesi è che il nostro parlamento è composto da forze assolutamente contrapposte e trovarne la quadra è un’impresa a dir poco titanica. Indipendentemente da come andranno le cose le forze politiche devono capire una cosa: il popolo è stufo di tutti questi giochi di palazzo c’è bisogno di un governo in cui ci sia la serietà di portare l’Italia fuori da uno dei periodi più difficili della Repubblica. Ha ragione Renzi urge un “nuovo rinascimento” ma non in Arabia Saudita nel nostro paese!


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