LA POLITICA DEI GIOVANI


UNA POLITICA NUOVA, UNA POLITICA CHE VOGLIAMO

Oggi partecipando a un incontro di formazione politica dell’associazione mondo unito, ho finalmente capito che politica voglio per il mio paese! Ho capito che la politica che mi piace è quella dei giovani, basata su idee nuove che nascano sui quei valori che sono propri della nostra costituzione, della nostra cultura e del nostro essere cittadini Italiani.
Una politica nuova non può che partire dai giovani, non serve avere idee eccezionali per fare una rivoluzione “di questo nostro stato che mi sembra un po’ sfasciato”, come diceva nella canzone “io non mi sento italiano” l’immenso Giorgio Gaber.

Basta poco, basta una sola parola: confronto.

Confronto che nella politica d’oggi sembra sia un concetto utopistico, sembra quasi una bestemmia, blasfemia allo stato puro, che viene ancor più enfatizzata dai mass media, quando a ogni qualsivoglia tentativo di dialogo tra forze politiche sono tutti subito pronti a gridare all’inciucio.

Eppure il confronto, con la consapevolezza e la volontà di ascoltare idee diverse dalle nostre, non può che portare a idee nuove, punti di vista diversi a cui magari non si aveva pensato, spesso in modo alternativo, fuori dagli schemi.

A questa conferenza ho vissuto in prima persona gli effetti che il dialogo porta: dopo circa 1 ora di dibattito siamo stati divisi in gruppi, e ci è stata proposta una attività in cui ci veniva sottoposto un problema di bullismo con due possibili soluzioni tra cui scegliere e su cui riuscire a creare un rimedio adatto. Dopo le prime opinioni, chi a favore della soluzione A, chi a favore della soluzione B, un ragazzo ha semplicemente pensato fuori dagli schemi, dicendo: “perché scegliere una delle due soluzioni se si possono unire per creare un’opzione C che le comprenda entrambe e le renda complementari?”. Io sono rimasto stupefatto, era una cosa a cui non avevo minimamente pensato e che nella sua essenziale semplicità era molto migliore di tutte le altre considerazioni fatte sull’opzione A o sulla B da me o da altri. A quel punto è iniziata una proficua discussione su come realizzare concretamente questa magnifica idea, e il risultato è stato sicuramente sorprendente.

Ecco quindi come l’idea nuova nasce dall’analisi di un dibattito e dalla comprensione che la soluzione a un problema non è mai scontata. Per poterlo affrontare al meglio serve capirne le sue mille e mille sfaccettature. Ritenere che le proprie opinioni debbano essere per forza le migliori (non è detto che non lo siano) e, su questa convinzione, basare la propria ideologia politica, non potrà mai portare al bene collettivo, sicuramente non porterà alla fiducia di un popolo nei confronti delle proprie istituzioni.

Un proverbio afferma: “lo stolto sa tutto, il sapiente sa poco, il saggio non sa nulla”. In Italia, a mio parere in questo momento, soprattutto in politica, siamo molto simili allo stolto del proverbio: crediamo di sapere tutto ma in realtà non abbiamo capito nulla. Forse anche solo ispirarci al saggio potrebbe aiutare…

Eppure la politica non è sempre stata come la vediamo oggi, c’è stato un tempo in cui, dopo la seconda guerra mondiale, abbiamo riconosciuto noi stessi in giovani combattenti, in giovani statisti, nelle prime donne che per la prima volta si affacciavano al mondo della politica; abbiamo riconosciuto in loro valori morali di così grande rilievo da portare  alla scrittura della più bella costituzione del mondo, Costituzione che parla di quei valori che ora sembra abbiamo messo nel cassetto a prendere polvere.

Ma quelli, mi direte, erano grandi statisti, grandi personalità della nostra politica, che avevano vissuto le privazioni della guerra e le ignobiltà proprie del fascismo… Avete perfettamente ragione ma non abbiamo forse vissuto un periodo di crisi pure noi? O ci siamo dimenticati dello spread oltre 700 punti, della peggior crisi economica dal ’29, delle lacrime della tanto odiata Fornero, dei tagli a ogni possibile settore del welfare, della disoccupazione e della povertà, che spesso ne deriva? Un periodo in cui non si sapeva come uscirne, un periodo in cui le speranze di una vita migliore (a cui tutti miriamo) sembravano quanto mai lontane. eppure siamo riusciti a riprenderci più o meno bene! Questo è stato un periodo in cui abbiamo capito che la vecchia classe politica non ci piace e che abbiamo deciso di “rottamare”, votando chi ci prometteva la massima resa col minimo sforzo, chi parlava alla nostra “pancia” invece che al nostro “cervello”; eppure probabilmente non ci andranno bene neppure questi ultimi, perché la politica, si sa, è quello strano fenomeno a cui si addossa la colpa di qualsiasi cosa brutta accada nel nostro bel Paese.

La soluzione è semplice, creiamola noi una nuova politica che si basi sulle idee di tutti, ricchi e poveri, potenti e miseri, idee da cui poi trarre le conclusioni che possano fare il meglio della nostra Italia, creando una politica veramente al servizio dello Stato e non solo di parte di esso; gli esempi certo non mancano, uno fra tutti: Aldo Moro.

Quest’anno ricorrono i 40 anni dal rapimento e uccisione di questo grande statista, che fu l’unico, forse, che davvero cercò la mediazione e il confronto con tutti, al punto di arrivare a siglare il Compromesso Storico con un’altra grande mente della politica, con cui ebbe un confronto onesto e costruttivo: il segretario del PCI Berlinguer. Due statisti con opposte idee di partenza ma con la voglia e lo spirito di cambiare le cose in meglio attraverso la collaborazione.
La storia non si fa coi se e i ma, in questo caso però due di questi mi sembrano di fondamentale importanza: SE Moro non fosse stato rapito e poi assassinato le cose sarebbero potute andare diversamente per la politica Italiana, MA non sarà mai troppo tardi per seguirne le orme e l’esempio. La voglia è quella di poter creare finalmente una politica nuova da parte di chi questi grandi statisti non li ha mai conosciuti e sempre ammirati, attraverso la migliore arma che la politica può dare ovvero l’unione delle ideologie messe al servizio di quello Stato formato dal nostro prossimo.

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